nelia_massarotti

Separare, nel discorso su un artista scomparso, la memoria personale dal giudizio critico, non è facile; neppur giusto: giacché l'artista consegna la sua opera come altro da sé, destinata a sopravvivergli nell'emozione che suscita in quanti la accostano; ma la consegna anche come testimonianza di sé, perché la traccia leggera del passaggio di una vita si ancori a un segno tangibile ed espressivo e con esso rimanga.
Queste considerazioni, non peregrine, mi sorgono spontanee soprattutto nell'occasione di ricordare Nelia Massarotti: che era appunto, sulla terra, presenza lieve e gentile, pervasa d'allegra malinconia. Persona di larga cultura, quasi se ne schermiva, con discrezione e pudore, preferendo apparire assalita da estri improvvisi: che erano reali, ma erompevano, svaporati e arguti, dal fondo di una sensibilità complessa e consapevole. Così le sue opere, specialmente i disegni, quel ghirigorare fitto e continuo, a penna o matita quasi mai sollevate dalla carta, quell'andirivieni veloce e ispirato, dietro al quale riconosciamo l'educazione espressionista che sta alla radice dello stile e del tono di tanti artisti della sua generazione - quasi un fare alla Maccari, per stare al risvolto ironico della sua maniera; e, dall'altro lato, alla Bartolini. Anche nelle sue opere, dunque, un 'apparente ingenuità e una sostanziale innocenza, lo stratificarsi di ricche esperienze culturali e la freschezza comunicativa; e il bisogno costante di riferirsi ad altre sollecitazioni artistiche - la musica, la poesia - quasi a schermo della genuinità diretta dell'ispirazione.
Una natura apparentemente semplice; e difficile, invece. Di cui mi piace ricordare qui la stupita grazia del sorriso, per raccogliere nel pensiero, insieme con le opere, testimonianza durevole, il labile dono della sua presenza viva.
Rossana Boscaglia

Tratto da:
Nelia Massarotti - Dentro e fuori l’immagine
Mazzotta Cataloghi - 1982