Menu principale:
Presentazioni
NELIA MASSAROTTI
Tra le artiste che hanno lavorato isolatamente, ma al tempo stesso in proficuo contatto con il panorama artistico milanese, va ricordata Nelia Massarotti. Che si è mossa in sintonia con la "Nuova Figurazione", oltre che con gli echi dell'espressionismo europeo da Giacometti a Bacon. Il lavoro di Nelia Massarotti comunque si alimenta di due componenti. Da un lato riveuna vena astratta, geometrica, analitica, che sfocia nelle opere degli anni Sessanta: opere in cui la forma è articolata secondo scansioni successive e acquista valenze di sottile e intensa musicalità. Non a caso l'artista considerava Feininger uno dei suoi maestri. Non si tratta più di rappresentare, ma di trovare il ritmo nascosto della forma, e. di sottolinearlo nelle sue dimensioni spaziali. Pensiamo a opere come Paesaggio Incantato, in cui il rigore della composisi accompagna a una sommessa evocazione della realtà naturalistica. Dall'altro lato c'è nel lavoro di Nelia Massarotti una dimensione più espressionista, più carica di umori ironici e visionari, di un intuito psicologico e visivo. È un intuito fulminante che si traduce in fisionomie allucinate e malinconiche, in tipologie senza tempo (e al tempo stesso contemporanee) che compongono una commedia umana di singolare vitalità. In queste tipologie il modello alto dei percorsi dell'artista è Tancredi, soprattutto il Tancredi dei "matti", che Massarotti dimostra di aver capito in modo non convenzionale. Tuttavia nei suoi lavori (veri e propri racconti visivi) si assiste a uno scavo psicologico ancora più preciso, realizzato attraverso uno sguardo, un particolare, uno scorcio, e senza mai cadere in artefici letterari. Nel 1961 conosce Gino Macconi, che nel '66 apre a Chiasso la Libreria Galleria Mosaico, costante spazio. espositivo di Nelia Massarotti. Lungo gli anni Sessanta si susseguono le mostre, tra le quali quella della Woodstock Gallery di Londra nel 1967, quando l'artista espone le sue "costruzioni", realizzafissando asimmetricamente un telaio su compensato di dimensioni maggiori, in modo da articolare l'immagine su due piani. Seguono le figure sdoppiate degli anni successivi, che la vedono impegnata nella sperimentazione di nuovi materiali, e di nuove tecniche, in particoladella grafica, alla quale si era già dedicata negli anni Sessanta nel laboratorio de "La spirale" e della "Grafica Uno" di Giorgio Upiglio. Nel 1977 l'ultima personale precede di pochi mesi la malattia e la morte, avvenuta nel 1978.
Marzo 1999
Elena Pontiggia