nelia_massarotti


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Giuliano Gramigna - 1982

Ricordi

Sono stato legato da amicizia a Nelia Massarotti per quasi trent'anni, da poco dopo la fine della guerra alla sua morte; un'amicizia molto stretta, e anche con momenti di scontro, proprio per questo dico - con convinzione - stretta e sincera. Chi l'ha conosciuta sa che Nelia aveva una straordinaria, e naturale, gentilezza, anzi tenerezza per tutti. Così gli amici la rimproveravano qualche volta per un disinteresse affettivo, ma anche pratico, che la rendeva sempre disponibile ai guai, ai bisogni, agli umori, magari ai capricci degli altri. Debbo dire che qualche volta mi faceva rabbia la sua plasticità ai sentimenti, più che alle opinioni di quanti incontrava o si rivolgevano a lei; mi pareva che in questo modo sacrificasse regolarmente se stessa. Oggi penso che ci siamo sbagliati tutti in questi giudizi. Stare attenta agli altri non voleva dire per Nelia disertare se stessa: non era una debolezza né un eccesso di partecipazione emotiva. Il suo fondo era un fondo ostinato e resistente: e la sua gentilezza, una gentilezza - come dire? - al <fil di ferro». Lo si misura dall'intensità e dalla decisione con le quali a un certo punto imboccò la sua strada di pittrice: un po' come se l'ascolto agli altri e ai loro tentativi di esperienze le fosse servito anche per capire meglio la propria natura e ciò che voleva. Dopo, finalmente in chiaro, non restava altro che andare avanti.

Il suo lavoro di pittrice, soprattutto di disegnatrice, serve a spiegarcela, a spiegare chi era Nelia. Detta così, è una constatazione del tutto banale: capita però che la banalità non sia altro che un malinteso per arrivare a qualche cosa di vero. Quei disegni sono pieni di spigoli, sono inameni. Anche i profilati di legno che per un certo periodo si mescolavano nei suoi dipinti provocano frizioni. La sua non è una scrittura di effusività, di patetismo dolce. Non mi competono giudizi tecnici in materia: ma non è il cuore che viene in campo con questi segni, altri visceri più attorcigliati e abbastanza dissonanti, se proprio si resti in metafora anatomica.
Attraverso quei disegni o quelle tele passano poi come fregi, cartigli, svolazzi (o smorfie?) i versi o frammenti di versi o titoli dei suoi prediletti poeti. Dipingere e disegnare non si sono mai staccati, per Nelia, dal leggere. Per anni, se ricordo bene, ci siamo scambiati libri e discussioni sui libri. Nel suo mondo, la Lettera ha furtivamente la meglio sull'icona.
Il lavoro artistico, portato avanti senza badare alle difficoltà anche pratiche, alla solitudine, con larga estraneità, per non dire indifferenza nei confronti dei gruppi e degli schieramenti, non capovolge l'immagine che gli amici si sono fatti di Nelia durante anni di vicinanza e di amicizia, ma in qualche modo la risitua nella posizione giusta di lettura. Se era troppo paziente con gli altri, disposta a cancellarsi, a perdere tempo, a mostrarsi indifesa, tutto questo non aveva a che fare realmente con la debolezza e la dispersività. La verità è che tutto l'affascinava, cioè in tutto quanto le arrivava addosso percepiva uno scintillio prezioso, un frammento amabile o meglio appetibile. Il mondo è da divorare: chi si trova in questo stato davanti al mondo non è necessariamente un ingordo o un egoista, può essere esattamente l'opposto. La lista delle cose delle quali si può godere si allunga fino a essere interminabile: Nelia aveva i libri, il pianoforte, la musica, il piacere della compagnia, la solidarietà familiare, le occupazioni della vita domestica, perfino i salti di umore da cui si recuperava con rapidità sorprendente.
La cosa che non amerebbero affatto i suoi amici, ricordandola, sarebbe di vederla come un condensato di qualità. E probabile che, di coloro ai quali ci sentiamo tuttora legati da affetto, il ricordo più specifico, quasi indelebile, riguardi qualche difetto, qualche incompletezza. Grazie a Dio, anche Nelia era incompleta: la sua generosità stava nel non nasconderlo agli amici, per coprire e scusare così la loro incompletezza.

Giuliano Gramigna


Tratto da:
Nelia Massarotti - Dentro e fuori l’immagine
Mazzotta Cataloghi - 1982



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